Felix Stephensen è 2° al WSOP 2014, il fisco festeggia

Il 24-enne Felix Stephensen, nato ad Oslo in Norvegia, nonostante la sua giovanissima età è già tante cose: un giocatore di calcio affermato, specialista del poker online e da poco più di una settimana anche vincitore al secondo posto (runner up), dopo lo svedese Martin Jacobson, del prestigioso World Series of Poker November Nine 2014. Una vita già molto piena votata ad eccellere. Infatti, come sostiene lui stesso, ogni volta che dedica molto tempo ad un’attività, vuole essere sempre il migliore, e dobbiamo dire che il ragazzo ci riesce davvero: la vittoria, c’è stata, anche se si è dovuto accontentare per ora del secondo posto.

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Il primo amore: il calcio

Come per ogni buon adolescente maschio europeo, la prima passione di Felix Stephensen è stata il calcio, ma a differenza di molti, la sua passione l’ha travolto a tal punto da dedicare la maggior parte del suo tempo al pallone sul rettangolo verde. Da subito, le sue qualità sul campo gli hanno fatto passare le selezioni all’interno di una delle più rinomate squadre giovanili della Norvegia il Vaalerenga: a 16 anni aveva già vinto praticamente tutti i trofei disponibili nella sua nazione. La sua famiglia, i suoi amici e lui stesso erano convinti che il suo futuro sarebbe stato nello sport: avevano tutti azzeccato, ma lo sport non era il calcio, bensì il poker.

Il poker online

Stephensen entra in contatto con il poker a 17 anni quando alcuni amici lo invitano a giocare: il gioco del poker gli piace davvero, e riesce subito ad ottenere buoni risultati. Come per ogni passione della sua vita, anche nel poker Stephensen vuole essere il migliore, quindi comincia ad informarsi sul web, guardando videocorsi di coaching e leggendo i trucchi suggeriti dai pokeristi più navigati; quando ritiene di saperne abbastanza si iscrive alla prima piattaforma di poker online con il nickname “FallAtYourFeet”: il suo nome è espressione della sua filosofia di vita, gli altri giocatori “devono cadere ai suoi piedi” riconoscendo la sua bravura, come lui è caduto ai piedi del poker. Il desiderio del tavolo verde soppianta completamente quello del campo, quindi lascia la sua squadra fra lo sconcerto degli amici e dei genitori: il poker diventa la sua partner fissa, una compagna tanto affascinante da fargli saltare la scuola e portarlo a ritirarsi, e da fargli passare notti insonni. Il poker online si insinua lentamente nella vita di Stephensen, e come era già stato per il calcio, il ragazzo norvegese intende impegnarsi e concentrarsi esclusivamente sulla sua nuova attività per riuscire ad eccellere: il matrimonio fra i due è solo questione di tempo. I genitori del giovane Stephensen restano all’oscuro dell’attività del figlio sino a quando lui, già campione e con un bel gruzzolo sul conto, decide di rivelare la volontà di proseguire quest’attività da professionista: con la benedizione di mamma e papà non lo ferma più nessuno.

Dalla Thailandia a Las Vegas

I premi ottenuti nei tornei online finanziano un viaggio in Asia che segnerà una svolta anche nel poker: in Tailandia Stephensen e tre dei suoi migliori amici affittano un palazzo sontuoso con 8 camere da letto ed ovviamente connessione ad internet. E’ in questo periodo che il norvegese scopre le potenzialità e le complessità del pot-limit Omaha, decidendo di lasciare il No-limit Hold’em per imparare a fondo questo nuovo gioco. Insieme al viaggio per Las Vegas, questa è stata “la migliore decisione della sua vita”. Dopo qualche mese di rodaggio a Londra, Stephensen infatti, decide di raggiungere Las Vegas per dare un’occhiata da vicino al WSOP 2014 e magari partecipare al $10.000 PLO. Ma a Las Vegas, le tentazioni sono infinite tanto da trattenere il nostro campione a giocare tutta l’estate al WSOP Main Event 2014. Anche se all’inizio del torneo era molto al di sotto della media, come Stephensen sostiene, lui “ha aspettato il punto, facendo in modo che fossero gli altri a sbagliare”. Una tecnica che l’ha spinto sino al 6° giorno quando la situazione ha cominciato a cambiare portandolo al 10° posto. Il 7° giorno è stata la sua giornata fortunata: 14 giocatori rimanenti e lui con KQ va in all-in contro Thomas Jr. Sarra. Una vittoria che lo trasforma in chip leader.

November Nine: il sogno dei poker player

I giocatori che raggiungono il tavolo finale del November Nine del WSOP hanno già vinto, e il WSOP del 2014 si è distinto per essere assolutamente diverso dal solito: infatti, gli americani, solitamente protagonisti solitari del tavolo finale, quest’anno hanno dovuto lasciare lo spazio ai giocatori stranieri che non solo gli hanno rubato il posto al tavolo, ma anche il titolo.
I giocatori partecipanti al November Nine non si vedevano dal 15 Luglio, dopo 7 giorni di poker. Il primo giorno lasciano il torneo i 4 americani presenti al tavolo ovvero William Tonking, Billy Pappas, Dan Sindelar e Mark Newhouse. Dopo i padroni di casa li seguono dietro le quinte anche il brasiliano Bruno Politano e lo spagnolo Andoni Larrabe, così al tavolo restano il chip leader Jorryt van Hoof, olandese, lo svedese Martin Jacobson e il norvegese Felix Stephensen, praticamente i più freddi del gruppo. Jorryt, chip leader al final day non riesce a mantenere la calma, raggiungendo la porta d’uscita dopo appena 2 ore dall’inizio del gioco: l’heads up finale si svolge quindi fra due vicini di casa, ed a vincere è Jacobson che detiene 142.000.000 di chip contro le 58.500.000 di Stephensen. La mano finale è la 328 che segna l’all-in di Stephensen con 28.500.000 chips contro le 172.000.000 di Jacobson, che si porta a casa il fatidico braccialetto e 10 milioni di dollari. Stephensen si accontenta del secondo posto e della modica cifra di $5.147.911.

Toc toc, chi è? Il fisco!

Il 14 novembre 2014, appena 3 giorni dopo la finale del November Nine, mentre Felix Stephensen aveva come unico pensiero quello di organizzare la festa per i suoi fan, il fisco norvegese faceva spazio nelle casse dello stato in previsione dell’arrivo di un bel gruzzolo. Infatti, secondo la legge norvegese, come spiega l’avvocato d’affari Trond Erik Andersen, i premi vinti da tornei di poker sono solitamente tassati al 27% se superano la soglia dei 10.000$, ma per i giocatori professionisti, considerati alla stregua dei lavoratori autonomi, la percentuale tassabile sale al 50,4%: una bella batosta per Stephensen, soprattutto se si pensa che il pokerista vive a Londra da due anni e mezzo; se gli anni fossero stati 3 infatti, non sarebbe stato più soggetto al versamento delle tasse. Una bella sfortuna per Stephensen e un colpaccio per il fisco norvegese, che ha vinto senza puntare nemmeno una corona sul suo cavallo migliore. Comunque, i concittadini ringraziano, Stephensen sarà certamente annoverato fra i benefattori nazionali.

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