Ken Uston: il contatore di carte più famoso della storia

Ken Uston è una delle figure più controverse ed allo stesso tempo più note nell’universo del blackjack. Genio nel conteggio delle carte e membro della Hall of Fame, sin da piccolo eccelleva in qualsiasi attività si trovasse a svolgere, ammaliando la folla ovunque andasse. A differenza di ogni altro giocatore di blackjack e di ogni contatore di carte del suo tempo, Ken non ha mai cercato l’anonimato, anzi, ha sempre aspirato ad essere protagonista della scena, beandosi sotto i riflettori.

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Kenneth Senzo Usui nasce il 12 Gennaio del 1935 a New York, per poi trascorrere gran parte della sua infanzia a Long Island, prima di trasferirsi a New Heaven, in Connecticut. Il padre era un importante uomo d’affari giapponese di Yokohama, trasferitosi in America nel 1929, mentre la madre era austriaca, Elsie Lubitz, e lavorava insegnando ai bambini più bisognosi. Quando i giapponesi decisero di bombardare Pearl Harbor nel 1941, la condizione sociale della famiglia Usui cambiò di colpo: il padre venne arrestato, per poi essere rilasciato 3 mesi dopo dalla CIA solo perché la moglie era un’occidentale, ma venne loro proibito di possedere una radio, così come qualsiasi altro genere di strumento tecnologico. Anche la vita di Kenneth venne stravolta: da membro di una famiglia agiata, la sua vita si trasformò in un susseguirsi di insulti e vessazioni da parte dei suoi coetanei, che lo chiamavano “Piccolo Sporco Giapponese”. Fu probabilmente a questo punto che si instillò in lui la volontà di cambiare il suo cognome da Senzo Usui a Uston.

Dopo la seconda guerra mondiale, la famiglia si trasferì nel Connecticut, a New Heaven dove il padre aveva ottenuto una cattedra presso l’Università di Yale. Dall’università del Connecticut quindi, il giovane Ken Uston si trasferì a Yale dove entrò a far parte della confraternita più in vista, la Phi Beta Kappa, e dove si laureò con i massimi voti nel 1955. Dopo Yale, l’ingresso ad Harward sembrava quasi d’obbligo e fu qui che, quasi certamente, cominciò a lavorare e prendere dimestichezza con i numeri: anche ad Harward ottenne un MBA con il massimo risultato, laureandosi in finanza. Probabilmente, pur essendo uno di quei giovani non nati per passare inosservati, Ken Uston aveva comunque ereditato dal padre la rigorosità e l’onore verso il lavoro tipico della cultura giapponese. Ad Harward incontra Betty, la sua futura moglie, che resta ammaliata dal fascino di questo gentiluomo intento a suonare il pianoforte. Dopo un anno Ken le chiede di sposarlo.

Dalla Borsa al blackjack

I primi anni del matrimonio non facevano assolutamente presagire quanto sarebbe successo dopo: ottenne un lavoro dapprima in una società telefonica, la Telephone Co. nel sud del New England, per poi entrare a far parte del mondo della borsa a San Francisco, presso la società Big Three. Con ogni probabilità fu proprio in California che Ken Uston cominciò ad interessarsi al blackjack, visto che proprio in quegli anni venne pubblicata l’opera magistrale di Edward O. Thorpe “The Big Player”.

Questo scritto lo addentrò nel mondo del conteggio delle carte, tanto da appassionarlo e farlo cominciare a frequentare i casinò e tutto ciò che vi girava intorno: si aprì dinanzi agli occhi del padre di famiglia, Ken Uston, una vita fatta di tanto denaro, tanto divertimento e tante donne. Ma la sua passione per il blackjack non venne considerata un lavoro, almeno sino al suo incontro con Al Francesco, nel 1973.

L’ingresso di Al Francesco nella vita di Ken è molto controverso, ed ormai narrato come una leggenda che di volta in volta cambia versione, a seconda di chi è a raccontarla. Ken Uston ha sempre sostenuto che era stato Al Francesco a contattarlo per farlo entrare nella sua squadra di contatori, mentre Al, raccontava di averlo conosciuto perché si era invaghito della stessa donna con cui usciva lui. Secondo i racconti di Francesco fu proprio per via di questa donna che i due si incontrarono e dopo aver apprezzato le capacità di Ken, egli decise di chiamarlo, per sostituire un membro del team di contatori che era stato scoperto a rubare. La storia resta comunque avvolta dal mistero: l’unica certezza è che una volta entrato nel team di Al Francesco, Ken Uston abbandonò il suo lavoro, per dedicarsi a questa passione redditizia. Ovviamente, non mancarono le conseguenze, dopo poco, la moglie lo lasciò.

Il team di blackjack

Dopo aver appreso pienamente il sistema del team di contatori, Ken decise di scrivere il suo primo libro: avrebbe guadagnato una montagna di soldi, ed il suo libro “Million Dollar Blackjack” sarebbe diventato uno dei best-seller più cercati dai giocatori di blackjack. Nel libro venivano rivelati, passo dopo passo tutte le strategie di conteggio di Uston, secondo il sistema Hi-Low avanzato, ma anche le modalità d’azione delle squadre di contatori presso i casinò, la presenza del “Big Player” e le sue funzioni. Nel libro Ken rivela tutto, ed i colleghi contatori non la prendono benissimo: viene odiato praticamente da tutti, tanto da dover abbandonare la squadra di Al Francesco e crearne una in cui egli è il manager ed istruttore al tempo stesso.

Con il suo team, Ken fa visita ai casinò di tutta l’America, anche se i suoi preferiti sono quelli di Las Vegas, dove è stato in grado di vincere $12.000 in una sola mano. Lo staff di Ken Uston, operativo dal 1976 in poi, ha diverse differenze rispetto ai gruppi di Al Francesco, primo fra tutti l’utilizzo di un computer che i contatori avevano nelle scarpe. A seconda degli impulsi inviati dal computer il giocatore al tavolo sapeva perfettamente quando continuare a giocare, quando chiedere carta, quando raddoppiare, quando fermarsi e quando dividere. Il computer era l’uomo in più al tavolo, seguito dal suo inventore: lo scienziato Keith Taft. Le vincite troppo alte cominciarono ad insospettire i casinò che frequentava, ed essi lo bandirono uno alla volta. Ciò non fermò Ken che cominciò a camuffarsi, sino a quando non si scontrò con il Resort International di Atlantic City.

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La lotta ai diritti civili dei contatori di carte

Le continue vincite ai casinò di mezza America, spingevano Ken Uston e i suoi a spostarsi continuamente da una città all’altra, e da uno stato all’altro. La corsa si fermò ad Atlantic City, dove presso il Resort International Inc. Ken vinse in 3 mesi ben $145.000. Ovviamente, il casinò reagì bandendolo, e vietandogli l’ingresso, e lo stesso fecero tutti gli altri casinò della città. A questa esclusione, Ken rispose con una contromossa che lasciò tutti sbigottiti: chiamò in causa, dinanzi al giudice il casinò e i suoi rappresentanti. La sua difesa faceva leva sui diritti fondamentali dei cittadini americani, che vivono il sogno americano credendo fermamente che l’abilità del singolo possa spingerlo a primeggiare su tutti. Secondo Uston il suo modo di contare le carte, la sua capacità incredibile di leggere i mazzi, non era una tecnica da baro, ma era appunto un’abilità della sua mente: praticamente era solo bravura, e per questa ragione non c’era alcun motivo per cui il casinò avesse ragione d’allontanarlo. Il giudice del New Jersey gli diede ragione, offrendogli di nuovo l’ingresso non solo al Resort International Hotel Inc, ma a tutti i casinò dello stato. A questi ultimi non restò che aumentare i mazzi e rimischiarli più spesso durante la fase di gioco.

Una morte prematura

Morì molto giovane, a soli 52 anni. Una vita ricca di avvenimenti come la sua non poteva che divenire protagonista di un documentario, ed infatti il grande History Channel dedicò alla sua vita la puntata di “Blackjack Man”. Comunque anche da vivo non si tirava mai indietro a rilasciare interviste, apparendo in televisione per sbandierare i suoi successi. Eppure, come confidava alla sorella Lynn, molto spesso al telefono, non era felice. La sorella a quel punto non poteva che replicare con l’unica risposta possibile: “I geni non lo sono mai!” Tra i libri che ha lasciato in eredità sulla sua vita e sulle sue strategie di contatore ricordiamo, oltre al già citato “Million Dollar Blackjack”, “The Big Player” e “Ken Uston on Blackjack”.

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